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alla farmacia del dottor Vito Rizzo, suo insepara-
bile amico, di cui Nicola fu espressione e dove
in un certo senso si decideva degli affari cittadini
più importanti. Difatti Bodini fu consigliere co-
munale, assessore, componente della deputazio-
ne provinciale, presidente della Congregazione
di carità. Ma fu da sindaco di Lecce, tra la fine
del 1905 e gli inizi del 1906 (lo era stato anche
precedentemente per brevi periodi) che potette
più incisivamente spendersi a favore della sua
città dedicandosi a tempo pieno all’attività poli-
tica: si impegnò nella realizzazione di importanti
opere pubbliche, principalmente la costruzione
dell’ospedale, e per raccogliere il denaro neces-
sario fu autorizzato ad organizzare una lotteria
che riscosse grande successo. Del suo sindacato
si ricordano inoltre le battaglie per l’approvvigio-
namento idrico, per la ferrovia e per l’esclusiva
dei tabacchi. Erano gli anni in cui Cosimo De
Giorgi lavorava all’anfiteatro di piazza S. Oronzo
(la sua Lecce sotterranea è datata 1907) e Pietro
Palumbo organizzava la Mostra storica salentina
pubblicandone il catalogo (1906) che preludeva
alla Storia di Lecce: entrambi gli furono molto
studio della giurisprudenza e conseguì la laurea a vicini, e con tutti e due collaborò proficuamen-
soli 21 anni, iniziando subito la sua carriera come te. Altra sua grande amicizia fu quella con Luigi
pretore a Cassano Murge. Rientrato a Lecce eser- Giuseppe De Simone, del quale aveva promosso
citò poi per molti anni la professione nello studio con entusiasmo l’opera Lecce e i suoi monumenti
di famiglia di via Leonardo Prato. (1874) come si evince da una corrispondenza fra
Abbiamo la possibilità di accennare alle due i due, e che lo ricambiò con animo grato pubbli-
grandi passioni della sua vita, grazie alla precisa candone un articolo negli Studi Storici in Terra
rievocazione che ne fa il nipote Giovanni nella d’Otranto (1888).
Lecce d’altri tempi, delicato e partecipato affresco Per quanto riguarda l’attività professionale
della Lecce di fine Ottocento in cui non può fare ecco come Giovanni tratta l’argomento, che va
a meno di inserire alcuni personaggi della sua inserito nelle costanti dell’animo meridionale ed
stessa famiglia. Della passione tipicamente lecce- è una delle glorie della città capoluogo del Salen-
se per i circoli scrive: «I soci si prodigavano per to: «Centro di cultura di grande importanza era il
fare esaudire i voti di tanti postulanti e per fare nostro Foro cui appartenevano civilisti che divul-
del bene. Si occupavano prevalentemente della gavano erudizione con le loro allegazioni a stam-
politica locale non perché eglino – ad eccezio- pa, rivelatrici di dottrina giuridica e di stile ele-
ne dell’avvocato Nicola Bodini e di qualche altro vato, e penalisti che la divulgavano in particolar
– aspirassero ad essere eletti consiglieri provin- modo nell’aula della nostra Corte d’Assise... Alcu-
ciali o comunali, ma perché cooperandosi per la ni di loro discutevano con veemenza, con enfa-
elezione di loro amici o conoscenti, a costoro si si, arzigogolando la voce; altri pacatamente, altri
sarebbero potuti rivolgere efficacemente per fi- con voce stentorea, altri quasi mussitando e tutti
lantropici scopi. Ogni volta che dai partiti locali con bene appropriata chironomia. Nell’ascoltarli
erano abbozzate liste di candidati, in quel “Circo- s’intuiva subito che tutti più che il benessere eco-
letto” si discuteva della competenza amministrati- nomico, l’efficace alimento della fiamma del loro
va di quelli e… si deliberava che molti non erano buon nome professionale e di quello del nostro
meritevoli di voti. Insomma quei partiti doveva- Foro agognavano, sicché essa mai si spegnesse...
no fare i conti e mettersi d’accordo con esso». Quanta poesia, quanta arte, quale vasta erudi-
Si tratta del cenacolo di notabili, professionisti e zione erano appalesate mediante le arringhe! E
gentiluomini che si riuniva in una stanza attigua tesi, e ipotesi, e dilemmi, e sillogismi, e sofismi, e