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ne che faceva riferimento ai tempi del principato quenza vigorosa ed al tempo stesso controllata,
orsiniano, quando Lecce era stata designata quale come attestano i suoi contemporanei, innata e
sede del Concistorium Principis, come è riporta- poi educata con costante preparazione a soste-
to dal Ferrari nella sua Apologia Paradossica. Fu nere la prova del dibattito; e finalmente il grande
questa una sorta di sfida, un pensiero fisso ed amor patrio che si manifestava in tutte le occasio-
una preoccupazione costante: ancora una volta, ni possibili e conquistava ogni suo interlocutore.
come per la vertenza demaniale, si proponeva il Lo dimostra, ancora una volta, la battaglia per
caso di Davide in lotta impari con Golia. E tutta- la Corte d’Appello, lo testimonia la sua militan-
via, anche se a molti leccesi apparve “il sogno di za nella magistratura, nella politica, nell’esercizio
un visionario”, questa volta il sogno si realizzò. dell’attività forense. Giustamente un suo ammi-
Come è scritto nel suo necrologio, «la Corte di ratore, Luigi D. Beli, lo vede chiudere un glorio-
Appello fu concessa, la magnifica aula fu inau- so periodo di storia cittadina e lo saluta «ultimo,
gurata... e nel giorno della inaugurazione [l’av- in ordine di tempo, d’una eletta schiera di spiriti
vocato] fu visto piangere». Lacrime che furono il magni che illustrarono Lecce ed il Foro, dalle tra-
suggello di una vita intera spesa nella consapevo- dizioni nobili e superbe».
lezza di aver arricchito la sua città di una nuova
prestigiosa istituzione. Bibliografia: G. BoDini, Lecce d’altri tempi, Lecce, Edizioni
Dal suo vigoroso profilo sostanzialmente emer- del Grifo, 1989; I Sindaci di Lecce dal 1860 al 1960, a cura
gono una smisurata competenza nella scienza di C. Caruso e M. Tresca, Lecce, Edizioni del Grifo, 2002;
s. cAstRoMeDiAno, Diario (1847- 1851), a cura di G. Rosato,
del diritto, in cui dominò il civile, il commerciale, Galatina, Congedo, 2013.
l’ecclesiastico, attestata dalle dotte e circostanzia-
te memorie messe a stampa; la dote di un’elo- Alessandro Laporta
Bono Ugo (Brindisi, 31 gennaio 1878 - Roma, 21 agosto 1946)
go Bono, figlio di Giuseppe e Raffaella Simo-
Une, compie gli studi classici a Bari, consegue
la laurea in giurisprudenza a soli ventidue anni
presso l’Università di Bologna il 3 luglio 1900,
discutendo la tesi: La precedenza del matrimonio
civile al religioso.
Al compimento dei suoi studi, Ugo Bono lo tro-
viamo a Brindisi, quale procuratore legale, nella sua
abitazione in via Lauro n. 46. Giovane rampante, si
direbbe oggi, entra nelle simpatie di Dionisio Dio-
nisi, notabile di Brindisi, che concorre ad inserirlo
nel foro di Lecce, affidandolo alle cure del noto
avvocato Misurale di quel foro salentino.
In un primo momento Bono fa esperienza difen-
dendo le cause in coppia con l’avvocato Misurale,
successivamente, il 27 dicembre 1906 già iscritto
all’albo degli avvocati presso il Tribunale di Brin-
disi, avendo velocemente acquisito abilità, estro e
dimestichezza nell’arte forense, si cimenta da solo.
Ufficiale della Marina nel 1916 si trasferisce a
Brindisi ed è al comando di cinque MAS preposti
alla difesa marittima di Brindisi, proprio al coman-
do dei citati mezzi d’assalto è decorato con meda-
glia d’argento al valor militare, per aver violato, in
una delle tante incursioni, la rada di Durazzo.