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46     Avvocati e Giuristi illustri salentini


                    ne che faceva riferimento ai tempi del principato     quenza vigorosa ed al tempo stesso controllata,
                    orsiniano, quando Lecce era stata designata quale     come  attestano  i  suoi  contemporanei,  innata  e
                    sede del Concistorium Principis, come è riporta-      poi educata con costante preparazione a soste-
                    to dal Ferrari nella sua Apologia Paradossica. Fu     nere la prova del dibattito; e finalmente il grande
                    questa  una  sorta  di  sfida,  un  pensiero  fisso  ed   amor patrio che si manifestava in tutte le occasio-
                    una preoccupazione costante: ancora una volta,        ni possibili e conquistava ogni suo interlocutore.
                    come per la vertenza demaniale, si proponeva il       Lo  dimostra,  ancora  una  volta,  la  battaglia  per
                    caso di Davide in lotta impari con Golia. E tutta-    la Corte d’Appello, lo testimonia la sua militan-
                    via, anche se a molti leccesi apparve “il sogno di    za nella magistratura, nella politica, nell’esercizio
                    un visionario”, questa volta il sogno si realizzò.    dell’attività  forense.  Giustamente  un  suo  ammi-
                    Come  è  scritto nel  suo  necrologio,  «la  Corte  di   ratore, Luigi D. Beli, lo vede chiudere un glorio-
                    Appello fu concessa, la magnifica aula fu inau-       so periodo di storia cittadina e lo saluta «ultimo,
                    gurata...  e  nel  giorno  della  inaugurazione  [l’av-  in ordine di tempo, d’una eletta schiera di spiriti
                    vocato] fu visto piangere». Lacrime che furono il     magni che illustrarono Lecce ed il Foro, dalle tra-
                    suggello di una vita intera spesa nella consapevo-    dizioni nobili e superbe».
                    lezza di aver arricchito la sua città di una nuova
                    prestigiosa istituzione.                              Bibliografia: G. BoDini, Lecce d’altri tempi, Lecce, Edizioni
                       Dal suo vigoroso profilo sostanzialmente emer-     del Grifo, 1989; I Sindaci di Lecce dal 1860 al 1960, a cura
                    gono  una  smisurata  competenza  nella  scienza      di C. Caruso e M. Tresca, Lecce, Edizioni del Grifo, 2002;
                                                                          s. cAstRoMeDiAno, Diario (1847- 1851), a cura di G. Rosato,
                    del diritto, in cui dominò il civile, il commerciale,   Galatina, Congedo, 2013.
                    l’ecclesiastico, attestata dalle dotte e circostanzia-
                    te memorie messe a stampa; la dote di un’elo-                                        Alessandro Laporta





                    Bono Ugo (Brindisi, 31 gennaio 1878 - Roma, 21 agosto 1946)




                         go Bono, figlio di Giuseppe e Raffaella Simo-
                    Une, compie gli studi classici a Bari, consegue
                    la laurea in giurisprudenza a soli ventidue anni
                    presso  l’Università  di  Bologna  il  3  luglio  1900,
                    discutendo la tesi: La precedenza del matrimonio
                    civile al religioso.
                       Al compimento dei suoi studi, Ugo Bono lo tro-
                    viamo a Brindisi, quale procuratore legale, nella sua
                    abitazione in via Lauro n. 46. Giovane rampante, si
                    direbbe oggi, entra nelle simpatie di Dionisio Dio-
                    nisi, notabile di Brindisi, che concorre ad inserirlo
                    nel foro di Lecce, affidandolo alle cure del  noto
                    avvocato Misurale di quel foro salentino.
                       In un primo momento Bono fa esperienza difen-
                    dendo le cause in coppia con l’avvocato Misurale,
                    successivamente,  il  27  dicembre  1906  già  iscritto
                    all’albo degli avvocati presso il Tribunale di Brin-
                    disi, avendo velocemente acquisito abilità, estro e
                    dimestichezza nell’arte forense, si cimenta da solo.
                       Ufficiale della Marina nel 1916 si trasferisce a
                    Brindisi ed è al comando di cinque MAS preposti
                    alla difesa marittima di Brindisi, proprio al coman-
                    do dei citati mezzi d’assalto è decorato con meda-
                    glia d’argento al valor militare, per aver violato, in
                    una delle tante incursioni, la rada di Durazzo.
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