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disputa, confermare a Lecce un privilegio acqui-
sito su Capua e Cosenza e ribadirne il ruolo di
seconda città del Regno dopo Napoli, ma ne è
ignoto l’esito ed ancor più incerto è che si sia
realmente svolta. Una fiction la diremmo oggi,
per dotare la città natale di un apparato di prove
storiche o pseudo-storiche che potessero durare
nel tempo, una specie di libro rosso, per usare
un termine del passato, costruito per libri (tre)
questioni (quindici) e meriti (diciotto) al fine di
garantire a Lecce una supremazia di lunga durata.
Se volessimo fare un paragone d’attualità potrem-
mo spingerci a definirlo l’anteprima di un moder-
no bid-book. Per il Ferrari l’impegno di una vita,
che ne ha legato il nome alla città capoluogo del
Salento, insistendo per la prima volta sul dirit-
to all’arcivescovato e promuovendo la passio del
santo protettore Oronzo.
Sono acquisiti tuttavia almeno altri tre scritti
di carattere giuridico, che si rivelano utili ad illu-
strarne anche questa attività, che se fu secondaria
ed è da giudicare minore, fu però coerente con il
dottorato conseguito e ne giustifica l’inserimento Frontespizio dell’Apologia Paradossica di Jacopo Antonio Ferrari
in questo specifico repertorio.
Afferma il De Angelis con la consueta sicurezza la [cioè Lecce] tiene ad ottenere la dignità Arci-
ma senza rivelare la fonte, che «con maravigliosa vescovale», altro caposaldo della sua produzione
sollecitudine imprese a difendere i diritti delli Re giuridica che culmina nell’Apologia Paradossica,
Austriaci intorno alle ragioni che in quel tempo si tutta tesa ad esaltare le glorie di Lecce.
pretendevano dalla casa di Francia sopra il Regno Ciò che distingue la sua bibliografia, mettendo
di Napoli e il Ducato di Milano» redigendo una a parte le opere storico-erudite, quelle agiografi-
«lunga ed ammestrevole disputa»: dunque anche co-teologiche e qualche composizione poetica, è
in questo caso una apologia, su basi giuridiche, proprio questa vocazione alla giurisprudenza che
probabilmente su commissione, a pro della casa è da vedersi in continuità con gli studi universita-
d’Austria per legittimarne le pretese. Nessuno me- ri e che emerge ripetutamente dai suoi scritti. Per
glio di lui poteva forse, in quel momento, trattare questo la stessa Paradossica è da considerarsi in
l’argomento e dobbiamo immaginare, in mancan- relazione alle altre due Apologie che di lui ci sono
za purtroppo del testo manoscritto, che lo fosse note: la prima pro Cosmo Mediceo Magno Floren-
in maniera assolutamente adeguata al livello della tiae duce in controversia praecedentiae inter eum
profonda preparazione dell’autore. et Ferrariae ducem ad Pium IV Pontificem Maxi-
Certamente della sua conoscenza delle di- mum, e la seconda in difesa del Vicerè di Milano:
scipline giuridiche ebbe bisogno quel “trattato” una specie di trilogia che fa riferimento ad una at-
intorno ad «alcuni abusi che ci erano allora nel tività forense esercitata o solamente programmata
Regno» cui accenna lo stesso De Angelis, senza di cui purtroppo non abbiamo ulteriori notizie,
fornire ulteriori informazioni, che gli «riuscì feli- ma soltanto l’esile traccia dei titoli.
cemente e con molta facilità» e che sortì l’effetto Tornando alla Paradossica che è possibile con-
di arginare i medesimi abusi. Lo aveva indirizzato sultare e contiene qualche preziosa testimonian-
direttamente a Filippo II e volendone cercare un za di questo sommerso impegno professionale
riferimento in età moderna potremmo ricordare del Ferrari, se ne possono estrarre brevi passaggi
l’opera affine sugli abusi feudali del nostro Win- che rimandano alle conoscenze basilari di un av-
speare, che divenne uno dei fondamenti dello vocato del suo tempo ed attengono all’erudizione
smantellamento del feudalesimo. giuridica di sempre. Per esempio sui glossatori
è doveroso infine citare il «dotto ed ingegnoso a proposito del “nome di metropoli” o di “città
discorso storico-legale intorno alle ragioni ch’el- metropolitane” (concetto “modernissimo” risco-