Page 23 - Avvocati e Giuristi illuistri Salentini
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22     Avvocati e Giuristi illustri salentini


                    con i canoni dell’oratoria tradizionale della scuo-
                    la  napoletana  legata  ai  nomi  di  Nicola  Amore,
                    Emanuele  Gianturco,  Gaetano  Manfredi,  Enrico
                    De Nicola e Giovanni Porzio: Altamura fu un an-
                    tesignano dei tempi nuovi, inaugurò una forma
                    di oratoria meno aulica e meno infarcita di or-
                    pelli letterari, introducendone una fatta di logica,
                    di  dialettica,  di  sillogismi,  di  tecnica  giudiziaria
                    ed  anche  di  battute  umoristiche  tali  da  sdram-
                    matizzare  le  situazioni  più  cruente  ed  a  tenere
                    desta  l’attenzione  dei  giudici,  riducendo  così  il
                    fatto umano alla sua vera ed intima struttura. An-
                    toniovito Altamura segnò così una vera e propria
                    linea di demarcazione con il passato, anticipando
                    i  tempi  moderni,  secondo  cui  i  nuovi  paradig-
                    mi dell’arringa risultarono costituiti dalla sintesi e
                    non dai virtuosismi retorici. Egli divenne nel foro
                    di  Taranto  il  vero  caposcuola  di  questo  nuovo
                    stile eloquente che colpiva in pieno il cuore del
                    processo  così  che  la  vicenda  umana  ne  usciva
                    chiara e limpida, sia nei moventi a delinquere, sia
                    nella vera entità del delitto medesimo. Oltre che
                    per l’innato senso dell’umorismo, che lo aiutava
                    a risolvere le situazioni più imbarazzanti, egli va
                    ricordato  anche  per  la  grande  disponibilità  nei   pianto dei suoi colleghi che avvertirono con la
                    confronti dei colleghi più giovani, sospinti verso    sua scomparsa un vuoto incolmabile. Di grande
                    di lui da una irresistibile forza di attrazione, per   cultura umanistica, di una generosità profonda, di
                    riceverne  l’insegnamento,  che  egli  era  felice  di   una affabilità proverbiale, sempre pronto alla bat-
                    dare generosamente. Campione di indipendenza          tuta allegra, lasciò orfani dei suoi insegnamenti i
                    e della libertà di pensiero, amò e onorò la toga al   suoi amici più cari tra cui il poeta Michele Lentini,
                    di là e al di sopra di tutte le sue passioni. “Don    il dott. Stefano Imperio, il dott. Vito Carucci e il
                    Antoniovito” (come veniva usualmente appellato        suo allievo prediletto l’avv. Tommaso Imperio.
                    nel foro quale attestazione di stima), si spense,
                    colto da arresto cardiaco, il 7 maggio 1970, tra il                                   Antonio Altamura





                    Ammirato Scipione (Lecce, 27 settembre 1531 - Firenze, 4 gennaio 1601)





                       torico, filosofo, poeta e oratore sacro, nacque       Dopo aver vestito l’abito ecclesiastico, a Roma,
                    Sda una famiglia di nobili origini toscane.           tentò invano di raccomandare, presso papa Giu-
                       A quattordici anni si recò a Brindisi dove stu-    lio III, il vescovo di Lecce Braccio Martello, che
                    diò retorica e, due anni dopo, giunse a Napoli        stimava molto, per fargli ottenere la porpora car-
                    per conseguire il dottorato in diritto. Ma lì, per    dinalizia.
                    un quadriennio, si interessò soprattutto di studi        Dopo poco, a Venezia e poi a Padova, tentò
                    umanistici, frequentò i circoli più prestigiosi de-   ancora una volta, ma senza fortuna, di completare
                    gli intellettuali napoletani e fece conoscenza con    gli studi giuridici. Più che altro si distingueva per
                    autorevoli  personalità  della  cultura  partenopea,   essere un fine erudito, uno scrittore dalla penna
                    con Bernardino Rota (al quale intitolò il dialogo     facile, tanto che nel 1558 a Lecce fondò l’Acca-
                    Delle Imprese, più volte ristampato), con Angiolo     demia dei Trasformati (motto: «Melior saeclorum
                    Di Costanzo (cui dedicò più tardi un capitolo au-     nascitur ordo»), di cui si fece principe col nome
                    tobiografico in terza rima).                          di Proteo. Molto probabilmente di quel periodo
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