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Avvocati e Giuristi illustri salentini  23



                    è la stesura della commedia I Trasformati, giu-
                    dicata all’epoca eccessivamente frivola, alquanto
                    scurrile e volgare.
                       Dai  contemporanei  fu  considerato  originale
                    per il Dialogo delle ingiurie, testo nel quale, dopo
                    aver distinto le offese (a seconda che colpissero
                    le cose, le persone o l’onore) si dichiara contrario
                    alla manìa dei duelli scrivendo che «chi non si ven-
                    dica delle ingiurie non è né debole né vile», scon-
                    volgendo i canoni comportamentali del tempo.
                       Studioso e appassionato di genealogia, pubbli-
                    cò alcune ricerche sulle Famiglie nobili napoleta-
                    ne, illustrando 45 ceppi nobiliari, ma rinunciando
                    a interessarsi di altre 64 casate perché, pare affer-
                    masse, troppo faticoso.
                       Scrisse poi alcune Vite di re di Napoli e Ritratti
                    di casa Medici di Firenze; e proprio da Cosimo
                    de’ Medici ricevette l’incarico di redigere la sua
                    più grande opera, le Istorie fiorentine, un pazien-
                    te e minuzioso lavoro di documentazione d’archi-
                    vio portata alla luce, nel quale si propose, come
                    si legge nel proemio, di non lasciare «niuna oscu-
                    rità, niun dubbio» e che gli fece conquistare la
                    fama di ottimo storico. Il suo impegno era rivolto
                    a trovare materiali che confermassero la nobiltà
                    toscana e lui lo affrontò con tanta serietà da sma-
                    scherare qualche approssimativa genealogia cau-       la continua minaccia musulmana, compose diver-
                    sata da falsari di titoli tramandati da non autentici   se Orazioni, che indirizzò ai papi Sisto V e Cle-
                    diplomi trascritti su incerte pergamene.              mente VIII, avvertendoli del pericolo in quanto
                       Molto apprezzati per l’impegno di studio fu-       sembrava chiaro che «il fine e l’intendimento del
                    rono  anche  i  Discorsi sopra Cornelio Tacito,  in   Turco si è d’occupar l’Italia». Infine, per scongiu-
                    cui la storia del passato serviva come spunto per     rare il grave pericolo che pesava sulla penisola e
                    commentare  il  presente.  Coevo  di  Niccolò  Ma-    su tutta la cristianità giunse a proporre addirittura
                    chiavelli ebbe con lui continue polemiche, seb-       dei propri consigli militari e scelte per migliora-
                    bene mai in maniera chiara e diretta.                 menti finanziari.
                       Interessanti sono gli Opuscoli in cui si chiede-      Sebbene  fosse  già  famoso  in  vita,  Ammirato
                    va se sia vero «che la Sede Apostolica tenga l’Ita-   pare si lamentasse spesso del suo stato di povertà.
                    lia divisa e se è vero che l’Italia fusse in miglior   Ormai quasi sessantacinquenne si laureò in teo-
                    condizione quando fusse governata da un solo          logia divenendo canonico. Lasciò un testamento
                    Principe».  Come  si  nota,  anche  qui  respinge  le   e, dopo la morte, venne seppellito nell’Arca dei
                    accuse del Machiavelli, sostenendo che la man-        canonici  nel  duomo  di  Santa  Maria  del  Fiore,  a
                    cata unificazione non era colpa soltanto dei papi     Firenze.
                    e che se fosse stata realizzata avrebbe portato più   Bibliografia: D. De AnGelis, Della vita di Scipione Ammirato
                    svantaggi che benefici e che la penisola fosse di-    patrizio leccese libri tre, Lecce, Stamperia Vescovile, 1706;
                    fesa meglio con più centri fortificati che con un     l. scARABelli, Di Scipione Ammirato e delle sue opere, intro-
                    unico reggitore d’Italia.                             duzione a Istorie fiorentine di Scipione Ammirato, ridotte
                       Ammirato pensava politicamente ad un sovrano       all’originale e annotate, Torino, Pomba, 1853, pp. 7-42; c.
                                                                          vAlAccA,  Contributo  alla  biografia  di  Scipione  Ammirato,
                    con un potere assoluto, ma saggio e sensibile alle    Trani, V. Vecchi, 1898; u. conGeDo, La vita e le opere di Sci-
                    classi povere e umili, come scriveva: «Favoriscansi,   pione Ammirato. Notizie e ricerche, Trani, V. Vecchi, 1901;
                    dunque, i contadini, se non altro perché son quelli   A. AlBeRti, Politica e ragion di Stato nell’opera di Scipione
                    che danno da mangiare a’ nobili; dir che uno era      Ammirato, in Atti della Reale Accademia delle Scienze di
                                                                          Torino, LXVI, 1930-1931, pp. 598-626; G. M. Monti, Un av-
                    un buon lavoratore, presso i romani, era somma-       versario cinquecentesco dell’unità d’Italia: Scipione Ammi-
                    mente voler lodare una persona». Preoccupato per      rato, in Studi in onore di Niccolò Rodolico, Firenze, Univer-
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