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delle une, ed i ragionevoli difensori degli altri». poco, o niente si lasci all’arbitrio del giudice,
Da ciò dipende il buon ordine e la quiete dei e che tra ‘l delitto, e la pena vi sia la debita, e
popoli, e quindi la gloria e il valido sostegno del giusta proporzione». Il cittadino innocente abbia
governo. «L’idea della giustizia comunicata ed im- la massima sicurezza a non essere condannato;
pressa dai magistrati ai cittadini rende gli uni giu- all’incontro, sia punito il reo; i castighi e le pene
sti verso gli altri, e verso il Governo stesso». non recano alcun vantaggio alla bontà dei co-
Le leggi devono essere savie e prudenti per stumi allorché sono eseguiti tardi; in tal caso le
ottenere buon ordine, quiete e la stessa esistenza pene non recano “sgomento”, ma eccitano pietà
delle società. Le buone leggi assicurano e proteg- e comprensione, «...la legge criminale, è vana ed
gono i beni, le libertà civili, la vita dei cittadini; il delinquente soffre indarno il castigo... Il reo
introducono i lumi e le cognizioni; rettificano le non si punisce per fargli sentire le tristi angoscie
opinioni errate e richiamano virtuosi costumi; «... di un orrendo carcere, o i terribili, ed anticipati
le leggi civili, benché savie, e prudenti non in- dolori della morte: la legge essendo senza passio-
fluiscono molto sul bene dello Stato senza l’ajuto ni non punisce per vendetta, ed odio... Il piccolo
della Religione. I Magistrati prevengono è vero intervallo che passa tra ‘l delitto, e la pena, accre-
alcuni delitti; la Religione li proibisce tutti alle sce l’orrore per questa, e toglie la compassione
coscienze»; i concetti espressi anticipano le idee pel reo, che ancor si odia... Le pene però correg-
dello stato liberale e di Cavour; comunque egli ri- gono, ed istruiscono gli altri, purché quelle siano
tiene che «...la Cristiana Religione colle sue sante eseguite sul luogo del delitto».
massime, e coi più puri precetti è uniforme alla Al momento della stesura del saggio esisteva
ragione, più confacente allo Stato, e più atta a un corpo di leggi «...immenso, disordinato, mo-
mantenere nella società l’amore e la pace...». struoso»: le aspettative sui governi napoleonici
Molte leggi moltiplicano le liti, affermava Pla- furono soddisfatte: oltre all’introduzione del co-
tone nella Repubblica; i giudici hanno la facoltà dice civile, che realizzava nella disciplina dei rap-
di giudicare «a lor talento»; però devono essere porti privati i diritti politici contenuti nella dichia-
poche e chiare: «Gli storcileggi, i disonesti giu- razione dei diritti del 1789, con la salvaguardia
reconsulti, e gl’ingiusti magistrati colle false, e di libertà, proprietà, sicurezza, esercizio di diritti
capricciose interpretazioni possono recare ai cit- naturali, libertà di pensiero e di opinione, furono
tadini danno, e molestia. La quiete, e la felicità introdotte norme di procedura civile nel 1809 e
dè popoli esigono, che le leggi sieno di poco disposizioni sui delitti e sulle pene con la legge
numero e chiare». 20.5.1808, n. 143.
Le leggi civili devono essere brevi, precise le
criminali «...si debbano in tal guisa dettare, che Augusto Conte
Arditi Michele (Presicce, 12 settembre 1746 - Napoli, 23 aprile 1838)
iureconsulto, antiquario, musicista, archeolo- Negli ultimi decenni del Settecento si scopro-
Ggo, nasce in una famiglia di illustri presiccesi no le rovine di Pompei ed Ercolano e iniziano gli
che è protagonista della storia culturale e artistica scavi che portano allo studio delle grandi città
del Mezzogiorno e che ha lasciato segni indelebili romane distrutte dall’eruzione del Vesuvio. Il fa-
nelle civiltà di Terra d’Otranto. Dai familiari, mar- scino che la nuova scienza, l’archeologia, esercita
chesi di Castelvetere di Presicce, in provincia di sull’Arditi è enorme facendo aumentare il suo in-
Lecce, residenti tra Napoli e il Salento dalla prima teresse nello studio delle civiltà antiche.
metà del Settecento, viene avviato agli studi foren- Nominato il 15 aprile del 1787 membro della
si, nella capitale partenopea, ove ebbe a insegnan- Accademia ercolanense, iniziò un periodo di in-
te Antonio Genovesi. La sua tesi viene pubblicata tenso lavoro, dividendo i propri interessi fra l’il-
e successivamente ristampata. Segue con passione lustrazione dei reperti di Ercolano e lo studio di
gli studi di legge e pubblica diversi volumi di di- alcuni aspetti dei costumi romani e affiancando-
ritto nobiliare e feudale; tra questi si ricorda Degli vi ricerche sull’ambiente umanistico napoletano.
abusi dei parroci e dei vescovi (1773). L’ottavo volume delle Antichità di Ercolano (Del-