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Avvocati e Giuristi illustri salentini  89


                    Tricase. Nel campo politico portò «la dirittura del
                    suo carattere fermo, battagliero, indipendente: non
                    di rado accigliato, con un velo d’ombra sul volto,
                    portava nei suoi atteggiamenti il riverbero dei fer-
                    menti del suo spirito intollerante, il che gli valse –
                    come era naturale – qualche animosità ed invidia»
                    (motta, p. 1). Dal 10 ottobre 1892 all’8 febbraio
                    1895 ricoprì la carica di consigliere nel Comune di
                    Tricase, dedicandosi successivamente interamente
                    all’avvocatura e agli studi.
                       Negli anni difficili del primo dopoguerra ritor-
                    nò all’impegno politico e si candidò nel 1919 alla
                    Camera dei deputati nello schieramento avverso
                    a quello nittiano e fu eletto il 16 novembre, ade-
                    rendo in Parlamento al gruppo del “Rinnovamen-
                    to” di ispirazione radicale. Così nel suo Messaggio
                    agli Elettori: «Il programma è semplice: io sono
                    col popolo, per il popolo, per convinzioni e tra-
                    dizioni; è il popolo che ha tutti i diritti e ha il
                    mezzo per dare battaglia col suffragio universale
                    che è la forza del numero; il giorno in cui il po-
                    polo avrà capito che con esso può imporsi, allora
                    la giustizia sarà uguale per tutti» (in “La Provincia   garantire nel Salento l’ordine pubblico e si batté
                    di Lecce” del 24 ottobre 1919). Nel 1920 interven-    per la ripresa dei lavori a completamento dell’Ac-
                    ne contro le repressioni attuate dal governo per      quedotto pugliese.
                                                                             Caduto il governo Nitti, a cui successe l’ulti-
                                                                          mo governo Giolitti, con l’avv. Michele De Pietro
                                                                          e  con  l’on.  Giuseppe  Pellegrino  fondò  a  Lecce
                                                                          l’“Unione Democratica”. Nell’ottobre del 1920 fu
                                                                          eletto, nel collegio di Lecce, consigliere provin-
                                                                          ciale di Terra d’Otranto. Si candidò poi alla Ca-
                                                                          mera dei deputati nelle elezioni del 1921: non fu
                                                                          eletto per pochi voti, anche a causa del sistema
                                                                          proporzionale. Profondamente deluso dalla poli-
                                                                          tica, si dedicò definitivamente alla vita di avvoca-
                                                                          to e di letterato.
                                                                             A Lecce ricoprì le cariche di presidente dell’Or-
                                                                          dine degli avvocati e di presidente della “Dante
                                                                          Alighieri”. Pur vivendo nel capoluogo, non dimen-
                                                                          ticò mai la città natale e a Tricase Porto fece co-
                                                                          struire una bella villa neogotica per le ferie estive.
                                                                             Fu un grande oratore, nella piena tradizione
                                                                          salentina,  capace  di  destare  la  piena  partecipa-
                                                                          zione degli astanti. Memorabili le sue commemo-
                                                                          razioni  di  Felice  Cavallotti  a  Brindisi,  di  Nicola
                                                                          Bodini, di Francisco Ferrer e soprattutto quella di
                                                                          Francesco Rubichi, pubblicata sul fascicolo 17-18
                                                                          (del 15 maggio 1918) della rivista “L’Eloquenza”.
                                                                          Di Rubichi ebbe a dire: «Allorché si ha lunga di-
                                                                          mestichezza  con  un  avvocato,  anche  illustre,  si
                                                                          finisce per intuire qualche cosa del suo sistema
                                                                          difensivo. Con Francesco Rubichi vi era l’inaspet-
                                                                          tato, la rivelazione in ogni causa» (Francesco Ru-
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