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Avvocati e Giuristi illustri salentini  81


                    alle umane lettere ed all’arte» guadagnando l’una-    lasciare al suo allievo ed amico Pasquale Impera-
                    nime «consenso dei critici nell’assegnargli il posto   trice un plico contenente le sue opere inedite che
                    fra i primi epigrafisti d’Italia» (Ivi, p. 9).        chiedeva di dare alle stampe affinché il ricavato
                       La sua longevità professionale gli consentì di     servisse per la raccolta di fondi per l’acquisto da
                    ricevere gli onori nel corso di una solenne cele-     parte del Comune di Taranto della casa dove vis-
                    brazione tenutasi presso l’aula di Corte di Assi-     se il musicista Giovanni Paisiello. A quindici anni
                    se di Taranto il 13 gennaio 1939 per i cinquan-       dalla sua scomparsa, il consiglio comunale di Ta-
                    ta anni della vestizione della toga, in occasione     ranto nella seduta del 4 febbraio 1952 deliberò di
                    della  quale  «vennero  adesioni  da  ogni  lembo     onorare la memoria di Alessandro Criscuolo con
                    d’Italia. Uomini insigni del Foro e della Cattedra,   la costruzione di un tumulo che riporta una sua
                    magistrati letterati, personalità della politica, delle   epigrafe: «Amò e fu amato. Rise al sole. Pianse in
                    armi, della stampa. Convennero dalle Curie del        segreto».
                    Mezzogiorno  i  rappresentanti  dell’Ordine  degli
                    avvocati. S.E. il Guardasigilli prof. Rocco lui pure   Bibliografia: A. Russo, L’oratore della città: Alessandro Cri-
                                                                          scuolo, in “L’Eloquenza”, 3 (1913), pp. 383-386; G. De Vin-
                    aderendo  propose  alla  Maestà  del  Re  per  Cri-   centiis, Figure forensi. Alessandro Criscuolo, ivi, 26 (1936),
                    scuolo l’altissima onorificenza di Cavaliere della    pp.  272-9;  P.  impeRatRice,  Una  gloriosa  figura  tarentina.
                    Gran Croce della Corona d’Italia e la partecipò       Alessandro Criscuolo, ivi, 28 (1938), pp. 268-82; S. Vinci,
                    con generoso, nobilissimo telegramma. Di queste       Alessandro Criscuolo. Un avvocato tra età liberale e fasci-
                                                                          smo, Napoli, Esi, 2013.
                    onoranze dissero tutti i giornali di quei giorni. La   Fonti archivistiche:  Archivio  di  Stato  di  Taranto  (A.S.Ta),
                    rivista “L’Eloquenza” riportò la cronaca e tessé la   Fondo Pasquale Imperatrice, cart. 2, fasc. 4, 16. Memoria
                    biografia dell’avv. Criscuolo, professionista e cit-  dell’opera data dall’avv. Alessandro Criscuolo, s.d.; Ivi, cart.
                    tadino» (Ivi, p. 8).                                  1, fasc. 19, Corrispondenza Criscuolo; Ivi, cart. 2, fasc. 3.
                                                                          Scritti inediti Criscuolo.
                       Si spense il 5 novembre 1938 alla veneranda
                    età di 88 anni, avendo cura, prima di morire, di                                           Stefano Vinci





                    De Cesare Giuseppe (Leporano, 24 aprile 1815 - Taranto, 23 agosto 1874)





                         acque a Leporano nel 1815 da Nicola e da
                    NVincenza Giannone. La migliore biografia di
                    De Cesare è quella di L. De Vincentiis (1879, pp.
                    127-137) che però non richiama le fonti. Compiu-
                    ti gli studi al seminario arcivescovile di Taranto,
                    De Cesare si trasferì a Napoli per intraprendere
                    gli studi legali. Nella capitale frequentò Giuseppe
                    Pisanelli, Cataldo Nitti e Liborio Romano e aderì
                    alle idee liberali. Secondo il De Vincentiis (p. 127)
                    fu questa la causa «onde alla chiusura degli studii
                    gli venne denegata dal governo de’ Borboni la
                    laurea  dottorale  e  considerato  come  attendibile
                    politico messo sotto la sorveglianza della polizia».
                       Tornato a Taranto esercitò la professione «sotto
                    nome  altrui»  e  tenne  una  scuola  privata  di  studi
                    letterari dedicandosi a composizioni poetiche e a
                    traduzioni delle opere classiche. Il pignatelli (1883)
                    parla di un suo coinvolgimento in un complotto
                    contro Ferdinando II ordito nel 1846 con Giuseppe
                    Mignona. Era comunque a Taranto nel 1848 e allo
                    scoppio dei moti, lesse nel duomo di Taranto un
                    accorato discorso col quale si dichiarò apertamente
                    a favore dell’unità e dell’indipendenza d’Italia: per
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